Non solo un ordinario monitoraggio. Ma anche analisi suppletive per dare la caccia ai cosiddetti microinquinanti emergenti, sostanze non ancora regolamentate o in fase di integrazione legislativa.Composti poco studiati con potenziali rischi per l’ecosistema e la salute umana. E’ un’acqua potabile super controllata quella distribuita da BrianzAcque che grazie ad un accordo siglato con CNR IRSA Istituto di Ricerca sulle Acque e con l’Ato di Monza e Brianza integra la propria competenza di gestore con quella di un ente scientifico e di ricerca. Nell’arco di tre anni, su base volontaria, sono stati analizzati 1800 campioni, corrispondenti al 40% del totale. L’attività di analisi, eseguita con sofisticate strumentazioni d’avanguardia, si è concentrata su prodotti utilizzati in modo massivo nella vita quotidiana: farmaci ad uso umano e veterinario, distruttori endocrini, prodotti per la cura personale, detergenti e loro prodotti di degradazione, plastificanti, additivi industriali e nano-particelle.
I primi risultati di quest’innovativa attività di partnership, sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa che ha visto la presenza dei vertici dei tre enti sottoscrittori del patto, finalizzato ad assicurare a Monza e agli altri 55 comuni serviti, un’acqua di qualità. Un dato su tutti: la risorsa idrica non solo ha costantemente rispettato i limiti previsti della normativa cogente, ma può essere considerata sicura anche rispetto alle classi di inquinanti emergenti monitorati. Anche nei rari casi di riscontro positivo in minime tracce nelle “provette” di H20 destinate alla potabilizzazione (cioè prima dei trattamenti per la distribuzione), l’acqua è stata valutata sicura dal punto di vista tossicologico dai ricercatori CNR IRSA mediante il confronto con i valori soglia e i protocolli di valutazione del rischio disponibili in ambito nazionale ed internazionale.
“Il supporto scientifico fornito dall’ente di ricerca fa sì che BrianzAcque, ente gestore, si collochi in prima linea sul versante della prevenzione e della tutela del patrimonio idrico- ha commentato il Presidente, Enrico Boerci- Tutto questo è stato possibile con il completamento dell’organico operativo dei laboratori di analisi e con l’acquisto di sofisticate apparecchiature tra cui spettrometri di massa ad alta risoluzione collegati a cromatografi liquidi e gascromatografi, per cui abbiamo investito 800 mila euro”. Ha quindi aggiunto: “Sono convinto che le nuove problematiche della qualità delle acque, richiedano sempre più approcci interdisciplinari e forme cooperative tra diversi soggetti pubblici e privati, istituzioni, enti di ricerca così da creare eccellenze per una salvaguarda complessiva dei corpi idrici”.
Vito Felice Uricchio, direttore del CNR IRSA, ha affermato: "Le relazioni interorganizzative che si sono stabilite tra CNR-IRSA e BrianzAcque contribuiscono efficacemente ad agevolare collegamenti di filiera, che a loro volta si sono evoluti in rapporti di collaborazione stabili, finalizzati a valorizzare sia l’innovazione che la complementarietà delle qualità, delle competenze e dei mezzi strumentali ed impiantistici. Tali relazioni, se caratterizzate, come nella nostra fattiva e concreta collaborazione, dagli attributi di olismo, interdipendenza ed equifinalità, consentono di cogliere impulsi innovativi che materializzano le giuste consonanze tra qualità della ricerca e della gestione nel settore delle acque, nel segno della sostenibilità”.
“ATO MB, nel suo ruolo di indirizzo e controllo del Servizio Idrico Integrato, ha da subito incoraggiato e supportato la scelta di un approccio innovativo e non limitato strettamente alle prescrizioni, per garantire ai cittadini il miglior servizio, nella massima sicurezza e della migliore qualità” –è stato il commento di Roberto Borin, vice presidente dell’Ufficio d’Ambito Territoriale di Monza e Brianza.
Tra le prime classi sottoposte ad indagini di screeningsono state scelte le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), alcuni diserbanti sistemici, come Glifosate (diserbante tra i più diffusi al mondo) e Ampa (metabolita del Glifosato) e composti farmaceutici, gruppi di sostanze note dalla letteratura scientifica per essere diffuse in alcuni acquiferi sotterranei. Nel caso dei PFAS (acidi completamente fluorurate utilizzati dall’industria nella filiera di concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti e nella produzione di abbigliamento tecnico per le loro caratteristiche di impermeabilizzazione) si è voluto rispondere in tempi brevi all’allarme lanciato per la loro diffusione in acque sotterranee di alcune province del Veneto a seguito di un grave episodio di inquinamento industriale messo in luce proprio dal gruppo di ricerca del CNR IRSA, come ampiamente riportato anche dalle cronache nazionali.
Per Stefano Polesello, responsabile della sede di Brugherio CNR IRSA: “BrianzAcque è stata lungimirante e coraggiosa nell’attrezzare i propri laboratori pubblici di analisi con strumentazioni che li pongono all’avanguardia non solo a livello italiano, ma anche europeo”.
I risultati della ricerca hanno mostrato che, nell’ambito territoriale di BrianzAcque, considerato che l’approvvigionamento idrico del territorio è quasi esclusivamente derivante da acqua di falda con un discreto grado di protezione dovuto agli stati argillosi presenti nel sottosuolo, sono rari i casi in cui sono state trovate tracce delle sostanze in analisi (sostanzialmente, erbicidi e loro metaboliti). C’è da dire che, in queste situazioni, erano già presenti- come presidi- filtri a carboni attivo, installati precedentemente per trattenere sostanze indesiderate rilevate negli anni ’90 (come, ad esempio, Trielina e Percloroetilene) che hanno azione positiva anche per gli inquinanti di interesse emergente.